Un pomeriggio con Emo

articolo nella categoria » Storie Maremmane
Un pomeriggio con Emo

Cultura e tradizione

A casa della "Banda"

Un pomeriggio con Emo della Banda del Torchio

 

 

Ad accoglierci è stato Pedro, il cagnolino salterino e giramondo, compagno di strada del nostro amico, cantastorie maremmano, Emo.

 

Lo conoscono tutti "di qui e là", perché Emo, Davide ed Edoardo non mancano una festa, con i loro originalissimi strumenti e i divertenti stornelli: la Banda del Torchio è ormai un cult delle sagre maremmane al sapore di vinello, tradizione e allegria.

 

Emo ci ha ospitati, con l'amicizia e la spontaneità che caratterizza tutti i maremmani veraci, nella sua sala di registrazione, dove hanno suonato, ci dice con un pizzico di orgoglio, perfino i Gipsy King e Nada.

 

E la storia di Emo è la storia della musica suonata, ballata e cantata in provincia. Una storia cangiante, scandita dalla passione sviscerata per l'arte musicale, scoperta, neanche a dirlo, ascoltando la melodia gloriosa di un organo a quattro tastiere in un convento francescano. Quando era lì per studiare, ci racconta con  nostalgia, e fingeva di star male per non andare in gita con i compagni studenti.. e rimaneva a suonare...

 

Negli anni '60 ha iniziato "pubblicamente" a suonare ogni sorta di strumento musicale, nel borgo di Poggio Murella, accompagnando gli anziani che improvvisavano serenate e brindisini con stornello, all'insegna dell'allegria, della schiettezza, della simpatia tutta maremmana. Un primo amore, che Emo non ha più dimenticato.

 

Cantastorie nell'anima, Emo divenne Giaguaro, sull'onda dei Beatles, suonando il rock, poi quasi folk con "I Butteri", si tramutò in "Sfinge" negli anni '70 e fu musicista di spicco nel "Banco dei pegni", fino ai '90.

 

Ma la musica popolar-maremmana, che se ne stava in sordina, lì ad aspettarlo, oggi, ha ridato a lui e ai suonatori della Banda del Torchio, un rinnovato splendore.

 

Durante tutti questi anni, Emo, insieme ai sui innumerevoli amici, che ci ha citato uno per uno, come si citano i nomi famosi, non ha mai smesso di andare in giro a recuperare i vecchi stornelli dagli anziani: ha chiesto di scriverli, ma il più delle volte se li è fatti cantare.. e "lesto" a trascriverli, ché i vecchi sono di memoria corta.

 

Da Marsiliana all'Amiata, a cercare e musicare, a rispolverare vecchie canzoni scritte in tempo di guerra, quando l'ottava rima scacciava, per un attimo, la sofferenza e la fame. Così sono ri-nate, ad esempio, le trenta strofe de "La Maremmana".

 

Tanti altri pezzi della Banda del Torchio, tra cui la simpaticissima canzone "Il Vino di Scansano", sono tratti dai repertori di due grandi maestri: il cantastorie maremmano Eugenio Bargagli e il poeta contadino Morbello Vergari.

 

E tra i pezzi forti, quando la Banda è veramente "in serata" si può avere la fortuna di ascoltare i riadattamenti in chiave maremmana - dove il podere, la vigna e qualche imprecazione fanno da padroni - delle canzoni di Califano, Vasco Rossi, scritte "pe' ride" con i suoi amici, mentre andavano dietro alle pecore ed ai trattori con i microfoni per registrare gli effetti speciali.. un'altra storia che scaricare gli wav!

 

Ci ha salutato con la promessa di vederci ancora, e bere insieme, in giro, per le nostre sagre. E noi, per ricambiare la cortesia, facciamo a voi la promessa di tenervi al corrente su dove e quando scovare  la Banda del Torchio. Riconoscerli è facile: la chitarra nella botte non passa facilmente inosservata...

 

 

 

 

 

Questo testo è un'opera originale a cura di Elisabetta Tollapi